Un mosaico di fiducia – Dalla parte dei deboli: è il nuovo libro di don Mario Vatta. Raccoglie gli editoriali e gli articoli scritti da don Mario e pubblicati sulla rivista della Comunità di San Martino al Campo, “Il Punto”, dal dicembre del 2000 al dicembre del 2013.

C’è una parola che ricorre in modo “prepotente nelle pagine di questo libro: fiducia. Tanto che anche il titolo la ripropone, affiancata alla metafora del mosaico. Anche il termine speranza è ripreso con una ripetitività quasi ostinata. Pur se in modo meno appariscente, più nascosto tra le righe. Parole quasi indicibili. Scomparse dai vocabolari quotidiani. Ed in effetti, non sembrano molti i motivi di fiducia e di speranza che percorrono questo testo. Almeno ad una sua lettura rapida e superficiale. O limitata ai titoli dei capitoli. Si parla di povertà, di emarginazione, di «sotterranei di storie dimenticate», di vite in salita. Dovrebbero essere altri i sentimenti prevalenti. Non certamente la fiducia e la speranza: ma lo sconforto, a volte la rabbia, quasi sempre la frustrazione o, peggio, l’indifferenza. Come va declinata, allora, la fiducia e la speranza che don Mario Vatta elargisce a piene mani in questi articoli (sono quarantotto) apparsi sul giornale della Comunità di San Martino al Campo, “Il Punto”, dal dicembre del 2000 ad oggi?

È un gesto di coraggio. Limpido e determinato. Dettato, innanzitutto, da una consapevolezza e da una sollecitazione più intense di un desiderio. L’esigenza incontenibile di dover parlare. Di dover salire “sui tetti”… e parlare. A volte gridare. Raccontare le storie, quelle con la “s” minuscola, viste attraverso le esperienze e le vite di chi sta in ultima fila, di chi è fuori, di chi non è mai riuscito ad entrare. Gli articoli di questo libro sono scritti per la Comunità di San Martino al Campo. Destinati ai volontari, agli operatori, agli amici della Comunità. E, proprio per questo, per tutti coloro che in qualche modo sono disposti ad ascoltare. Il coraggio che sostiene queste pagine è lo stesso richiesto ad uno sguardo che non si sposta davanti a ciò che appare inguardabile. Che non si rifiuta di vedere. Lo stesso sguardo che da più di quarant’anni don Mario Vatta rivolge ai deboli, a chi non ha voce, ai giovani, ai dimenticati. «La nostra gente», ama ripetere.

Gli articoli percorrono tredici anni di questo cammino. Anni nei quali l’immobilismo e «la fatica dei nostri tempi» appare in tutta la sua evidenza. Eppure lo sguardo di don Vatta ha continuato a vedere, non limitandosi a guardare. In una tensione fatta di quotidianità. Di costanza. Ed è proprio in questa volontà trasformata in coraggio che vanno cercate le radici della speranza e della fiducia. Nell’annuncio di speranza per il quale i poveri sono “beati” per il solo motivo che non lo saranno più. Una speranza che non può, quindi, essere assente se volgiamo lo sguardo agli occhi dell’altro. “Amare gli uomini senza vergogna”, suggeriva Etty Hillesum. Anche lei, davanti a scenari ben più devastanti dei nostri, rifletteva nelle sue lettere sulla fiducia: in se stessa, negli uomini, in Dio.

È questo il messaggio che don Mario Vatta trasmette ai suoi lettori con questa raccolta di scritti? In tutta franchezza, chi scrive queste poche righe di introduzione non lo sa. Percorrere questi scritti ci conduce, però, in un percorso che non ci lascia indifferenti. Ci interpella. Nel Natale del 1942, Dietrich Bonhoeffer scriveva: “La fiducia resterà per noi uno dei doni più grandi, più rari e più gioiosi della convivenza umana”. Lasciamoci interpellare.

 

Le foto della presentazione del libro