Clochard alla riscossa
di Claudio Calandra
13 dicembre 2022
Qualche mese fa alcuni di noi hanno avuto l’occasione di assistere in Comunità ad una pièce teatrale, la cui trama parlava di una persona “normale”, che per vicende casuali e incredibili concatenazioni si ritrova senzatetto, in strada (vedi il Punto n. 87, pag. 6).
La vicenda è emblematica e serve da paradigma per parlare di una realtà che a tutti è nota ma di cui spesso non si conoscono i nomi, i retroscena.
Questa volta invece la storia ha un nome: Wainer Molteni e vi racconterò le sue tre vite.
La prima vita.
Weiner nasce a Marsiglia da due militanti di Lotta continua, rifugiati in Francia, ricercati per banda armata e cresce a Mombello in provincia di Varese con i nonni; curioso e intraprendente, ha la passione per la musica, che lo porta a diventare un apprezzato e noto Deejay, invitato in locali via via sempre più esclusivi e famosi in Italia e all’estero. Ufficiale di complemento partecipa a due missioni di pace in Somalia. Nel frattempo, studia, si laurea con lode in sociologia all’Università Cattolica di Milano, vince un dottorato di ricerca con borsa di studio in criminologia alla Normale di Pisa ed è poi ammesso al master triennale in criminologia forense negli Stati Uniti, a Quantico in Virginia, il campus dove si formano gli uomini dell’FBI.
La seconda vita.
Finito il master invece di restare in America, come gli avevano offerto, torna in Italia e viene assunto a Milano come capo del personale di una catena di supermercati sparsi in tutto il nord Italia. Dopo quattro anni, il titolare fugge con la cassa, accusato di bancarotta fraudolenta; i supermercati falliscono. Wainer è senza lavoro ma con il suo curriculum (laureato, dottorato, masterizzato, tre anni in America, quattro anni capo del personale e giovane) confida in un rapido reimpiego. Fa decine di colloqui ma viene considerato “troppo qualificato”, il tempo passa, i risparmi sfumano, vende l’automobile, viene sfrattato. Si rifugia abusivamente in una villa disabitata a Porto Venere, proprietà di due americani, dove vive silenziosamente per ben tre anni. È presente a Genova durante il G8 del 2001 ed è coinvolto nella mattanza della scuola Diaz.
Poi riparte per Milano, determinato a rifarsi una vita.
Giunto a Milano senza soldi né lavoro è costretto a rivolgersi all’assistenza pubblica, sicuro di sistemarsi a breve ma la cosa si rivela non facile né breve. Conosce la realtà di numerosi dormitori, mense pubbliche, centri diurni e del sistema Emergenza freddo milanese, impara cos’è la “colletta” (chiedere l’elemosina). È da tempo vicino al mondo degli antagonisti e ai centri sociali (Leoncavallo, Pergola, Orso, Malamanera, Torchiera).
Quando apprende che a Milano, finito il Piano Freddo del comune, il dormitorio di via Maggianico, che lo ospita, verrà chiuso, insieme ai centri sociali si mette alla guida di una protesta, battezzata “Clochard alla riscossa”, che ha per obiettivo l’occupazione del dormitorio stesso. L’esperimento di autogestione, seppur di pieno successo, ha però vita breve, infatti, dopo un mese il dormitorio viene sgomberato dalle forze dell’ordine e Wainer con gli altri ospiti viene trasferito al centro sociale Bulk. Di giorno continua a frequentare le mense, le biblioteche pubbliche e i centri diurni. La vita al Bulk è particolarmente alienante, vuota, senza stimoli. Weiner sfiduciato, senza energie di riscatto decide di tornare sulla strada. È in questa occasione che trascorre la sua prima notte, di molte che seguiranno, sui cartoni, infilato in un sacco a pelo, in una zona tranquilla nei pressi di piazza San Babila, casualmente vicina all’abitazione del sindaco di Milano Letizia Moratti. Crea una pagina Facebook tramite la quale lancia un appello alla città per chiedere coperte, sacchi a pelo ecc.
La terza vita.
La mattina dopo guardando su internet scopre che la città ha offerto tre camion interi di coperte, sacchi, scarpe ecc. Bisogna gestirli, ma come? Di sera a San Babila vede per caso il sindaco Moratti. Trova il coraggio di fermarla e di parlarle. Lei promette interessamento. Dopo due giorni, Weiner viene convocato dall’assessore alle politiche sociali.
Poco tempo dopo ottiene un appartamento in una casa popolare: ora la merce può venire raccolta nella casa e ridistribuita. Il movimento “Clochard alla riscossa” riparte alla grande. Dopo i sacchi e le coperte arrivano pantaloni, scarpe, pasta, sugo, fagioli, alimenti freschi, troppa roba per gestirla facilmente. Una domenica sera a Piazza Fontana Wainer lancia la “Mensa sotto le stelle”, distribuzione gratuita della cena, tradizione che diventa un appuntamento fisso ogni domenica sera; cominciano ad unirsi i primi volontari. Wainer e alcuni barbafratelli, come li chiama lui, continuano a collaborare con il Comune e lui diventa il consulente del sindaco Moratti per le problematiche dei senzatetto. Lancia proposte innovative “leggere”: Chef a domicilio, Casa di cartone, Operazione “Un sacco di vita“ (intendendosi quello a pelo). Inaugura vicino a Montecatini l’iniziativa “Uso e Riuso” per la vendita di cianfrusaglie che ingombrano le cantine. Arrivano anche dei lasciti: una cascina a Pontremoli, un’altra a Zeme Lomellina ed una a Serravalle Pistoiese, con 70.000 mq di terreno, dove viene realizzato il primo agriturismo completamente gestito da clochard.
Nasce anche la onlus: l’Associazione di volontariato Clochard alla riscossa onlus, via Oglio 8, Milano.
Da: Io sono nessuno. Storia di un clochard alla riscossa di Wainer Molteni, Edizioni Baldini & Castoldi, Milano 2012.