Sono schizofrenica e amo la mia follia

 

di Elena Cerkvenic – Recensione di Roberto Maestri

1 agosto 2024

Cos’è la follia? È un’identità, credo, più che una malattia.

Sono queste le parole con le quali Elena Cerkvenič (Sono schizofrenica e amo la mia follia, Meltemi Editore – Collana 180 Archivio Critico della Salute Mentale, 2024) descrive la sua condizione, la malattia che la abita da qualche tempo ma che non è riuscita, nonostante tutto, ad annullare la sua persona, pur tra le enormi difficoltà che una patologia di questo genere comporta.

E se la libertà è terapeutica, come sta scritto ancora oggi su un muro di quello che fu il manicomio più famoso d’Italia, quello di Trieste, questa libertà Elena se l’è presa scrivendo il diario della propria malattia; un diario diventa cronaca del vivere quotidiano, dove il valore di piccoli gesti, anche banali che tutti noi compiamo senza quasi rendercene conto, assumono qui il ruolo di una conquista, un percorso che giorno dopo giorno porta a sconfiggere quel “disturbo mentale che le ha cucito la bocca come un filo spinato”.

Sono parole che fanno comprendere quanto sia faticoso affrontare una malattia come quella mentale, segnata dallo stigma che una società ancora piena di pregiudizi addita ancora come qualcosa di cui aver paura, da evitare, isolare, nascondere. Non è così per Elena, che ha la fortuna di vivere in una città che ha conosciuto la rivoluzione portata da Franco Basaglia e che ancora oggi, pur tra mille difficoltà e contraddizioni, offre un servizio efficace ed efficiente a coloro che necessitano di aiuto in materia di disagio mentale.

Le parole di questo diario, scritto con la supervisione di Peppe Dell’Acqua, psichiatra già collaboratore di Basaglia, ci accompagnano in un viaggio non solo all’interno della malattia ma anche e soprattutto in un percorso che ci fa capire come una persona, in questo caso Elena, possa aver imparato a convivere con il suo problema, come questo sia entrato all’improvviso e prepotentemente nella sua vita e in quella delle persone a lei vicine e come queste abbiano fatto fronte a essa, trovando le giuste strategie per non lasciarsi sopraffare.

Tutto questo ha naturalmente un prezzo, come dice la stessa autrice: “quando anche il più piccolo e il più banale gesto della vita di ogni giorno significava per me fatica, solo ed esclusivamente grande fatica.” Ma nonostante questa fatica, il messaggio che esce da queste pagine è di un’enorme voglia di vivere e lo dimostrano le molteplici attività nelle quali Elena è impegnata: dagli incontri atti a mettere in risalto la cultura slovena di cui lei stessa è partecipe, ai gruppi di ascolto e di parola che si svolgono nei Centri di salute mentale che lei frequenta, alle varie iniziative culturali inserite nel contesto cittadino.

E nonostante i “pensieri cattivi” che ogni tanto affiorano, quelle che emergono da queste pagine sono parole positive, colme di speranza e condivisione, di coraggio nel saper esprimere la sofferenza che attraversa una persona colpita da questo tipo di malattia.

Sono schizofrenica e amo la mia malattia è un libro che dovrebbero leggere tutti, soprattutto coloro che considerano la malattia mentale come un mostro di cui aver paura, un qualcosa che riguarda solo determinate persone, quando invece è una cosa che può capitare a chiunque, in qualunque momento della nostra esistenza, quando una fragilità può prendere il sopravvento sulla nostra capacità di affrontare e risolvere le avversità della vita.

Una malattia come un’altra, che si può curare e si può vincere, una malattia che in ogni caso non deve prendere il posto della persona che ne è affetta, la quale deve rimanere sempre e comunque una persona, con le sue peculiarità e le sue caratteristiche, compresa la sua fragilità, ma anche la sua forza.

Perché come dice Elena:

“Cos’è per me la felicità? Molte cose.”